La “bolla” Tesla in Borsa: perché 80mila auto vendute (in perdita) superano i milioni di Gm e Ford

Sui libri di scuola si legge che la finanza serve per anticipare gli utili e i ricavi di domani e per spalmare sul futuro quelli di oggi. Ma a volte sembra proprio che il mondo dorato della finanza perda un po’ il senso della realtà. Soprattutto quando si parla di Borsa, dove la voglia di “anticipare” il futuro può arrivare a presentare numeri che stridono con quelli reali. E sul lungo periodo rischiano di giocare brutti scherzi (questo per mettere in guardia chi viene preso dall’irrefrenabile desiderio di accodarsi per raccogliere qualche briciola di guadagni!).

Un caso di questo genere è quello della Tesla, marchio automobilistico americano che probabilmente ai più non dice molto ma che è molto in voga da qualche anno per i suoi modelli sportivi, rigorosamente elettrici: le vetture che coniugano sostenibilità e design di altissimo livello hanno fatto breccia prima tra i ricchi californiani e, sull’onda di un’immagine di grande dinamicità, sono sbarcate anche nel resto del mondo, anche in Italia, conquistando la leadership nel mercato elettrico. Finora Tesla ha messo sul mercato modelli molto costosi, ancor più della media delle vetture elettriche che hanno già di per sé prezzi più elevati rispetto a quelli tradizionali. Ma si sta lanciando anche nelle utilitarie. La sua Model 3 ha segnato un record di prenotazioni lo scorso anno: quasi 400mila persone hanno messo sul piatto mille dollari per garantirsi un’auto da 35.000 dollari che dovrebbe essere consegnata entro la fine di quest’anno. Tesla ha così raccolto in anticipo poco meno di 400 milioni di dollari che gli sono serviti per lo sviluppo del progetto di una vettura che esisteva allora solo sulla carta, in un megaprogetto di “crowdfunding” come si dice oggi.

Ebbene il titolo Tesla, dopo una rincorsa partita proprio lo scorso anno (+70% negli ultimi quattro mesi), è arrivato a superare come capitalizzazione, vale a dire come valore di Borsa moltiplicando cioè la quotazione per il numero delle azioni, colossi come Ford e Gm. Tesla è arrivata a valere più di 51 miliardi di dollari contro poco meno di 51 di Gm e 46 di Ford. Per avere un’idea Fca, vale a dire il gruppo Fiat-Chrysler ne vale circa 15 di miliardi. Sono valori che possono cambiare velocemente (e appunto per questo è meglio essere molto prudenti nell’accordarsi al movimento di rialzo del titolo che potrebbe non essere infinito), ma che danno un’idea di come funziona il mercato azionario.

Come può essere che una casa automobilistica nata solo 13 anni fa, che ha prodotto lo scorso anno 84mila vetture e che ha avuto sempre conti in perdita possa valere di più (o magari tra qualche giorno poco meno, ma il discorso non cambia) di colossi che, sia pur tra mille difficoltà e con una mano anche da parte dello stato, di auto ne vendono milioni l’anno in tutto il mondo e sono in utile? Per capirci Tesla ha registrato perdite di circa 700 milioni di dollari su vendite di 7 miliardi, Gm ha un attivo di circa 10 miliardi su un fatturato di 166 miliardi. E’ evidente che i valori in campo sono decisamente sproporzionati.

Allora qual è il ragionamento che porta a questa sproporzione? Come si diceva la finanza cerca di anticipare gli utili futuri e senz’altro Tesla ha saputo capitalizzare queste attese. Il marchio americano è ormai diventato il simbolo dell’automobile elettrica, che poi è il segmento che si sta sviluppando di più in vista di una mobilità più sostenibile e che faccia a meno del petrolio, in cui Tesla apppare avantio rispetto alla concorrenza. Ma soprattutto è diventato sinonimo di innovazione a tutto campo, tanto che la sua Model 3 è stata indicata come l'”iPhone dell’automobile”, il prodotto che spaccherà completamente il mercato, che aprirà nuove prospettive a tutto il mondo delle quattroruote, come aveva fatto il Melafonino nel campo dei cellulari. Il fatto che Elon Musk – l’ideatore di Tesla che si sta affermando come innovatore della Silicon Valley a tutto campo – abbai convinto 400mila persone a comprare una vettura che esisteva solo sulal carta ha alimenatto le attese (o le speranze) di un boom che porterà utili a palate nelle casse della Tesla.

E siccome le Borse sono sempre alla ricerca della prossima miniera d’oro, ecco che Tesla si è trasformata nel nuovo oggetto del desiderio, non solo sul mercato auto ma anche come fonte di dividendi e di nuovi rialzi in borsa per il prossimo futuro. Oltre alla scommessa sull’auto elettrica, il mercato sa anche che Tesla è già pronta per l’auto che guida da sola, che potrebbe essere la vera rivoluzione dei trasporti nei prossimi decenni. I modelli Tesla sono tutti già accessoriati con i sensori necessari per l’auto senza guidatore, i quali sfruttano i chilometri fatto già oggi sulle vetture che vende per fare pratica nel traffico quotidiano imparando e affinando la capacità di guida autonoma. Il che potrà rappresentare un vantaggio competitivo di grande valore nel mercato auto del futuro.

Ma non bisogna dimenticare che la storia delle Borse è fatta anche di frequenti “bolle” speculative, pronte a sgonfiarsi ancora più rapidamente. D’altra parte chi ha comprato le azioni nell’ultimo periodo è pronto a vendere e a portare a casa i guiadagni non appena il titolo inizia a mostrare qualche segno di nervosimo.