Donald, fa caldo!

Lo sapevamo già, ma adesso c’è la conferma ufficiale: il 2016 è stato l’anno più caldo di sempre, da quando si tiene il registro delle temperature (1880). Ed è un trend che non sembra invertire la direzione visto che 16 dei 17 anni di questo secolo hanno segnato temperature record. E il 2016 con molta probabilità non sarà l’ultimo perché invertire la rotta, anche se già concordato nel dicembre 2015 a Parigi, non è facile. E avrà effetti solo sul medio-lungo periodo.

 

Forse non è un caso che le rilevazioni della Nasa, della Noaa e dell’Ufficio metereologico britannico siano arrivate proprio adesso, alla vigilia dell’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, dal momento che il presidente americano eletto si è schierato da subito sul fronte dei negazionisti del climate change, buttando tutto il suo peso a favore dell’industria petrolifera. D’altra parte il magnate diventato presidente ha sempre definito il cambiamento climatico una bufala, un’invenzione per destabilizzare il modello occidentale. Alle parole ha fatto seguire i fatti, scegliendo un negazionista del climate change alla guida dell’Epa, l’Agenzia federale per l’ambiente, e il Ceo di ExxonMobil come segretario di Stato. Al dipartimento dell’Energia ha messo Rick Perry, l’ex governatore del Texas, stato petrolifero per eccellenza, altra figura che nega il riscaldamento globale. Come se non bastasse la nuova amministrazione ha già chiesto al dipartimento i nomi dei funzionari che hanno partecipato ai negoziati climatici o che comunque hanno lavorato sui tema legati al clima nell’arcoi del periodo dell’amministrazione Obama. Tanto che ricercatori e scienziati sono impegnati da un paio di questi mesi a questa parte nella duplicazione e nel salvataggio di interi set di dati sul clima e sulle emissioni, temendo che la prossima amministrazione sia intenzionata a farli sparire.

Forse una preoccupazione fin eccessiva. Ma evidentemente neanche Trump può negare che l’attività umana su un pianeta che sta raggiungendo i sette miliardi e mezzo di abitanti e che potrebbe superare in neanche troppo tempo i dieci miliardi rappresenti la causa principale del cambiamento climatico. E che le conseguenze già ben visibili richiedono un passaggio all’azione immediato. Che non siano solo le temperature l’unica spia d’allarme rosso per il pianeta è ormai chiaro e condiviso dalla comunità scientifica. Qui sotto potete trovare tanti dati che lo confermano.

Le prove del climate change